Sconzajuoco 2.0

Sconzajuoco 2.0 è un film documentario per formare e informare sul “gioco grande”, come è stato definito l’intreccio degli interessi mafiosi nell’area grigia della società che non prende posizione per convenienza, o per connivenza.
La mafia è un problema con radici antiche e sovraregionali. La reazione non può che essere nazionale, dalle leggi per i beni confiscati, alla responsabilità civile e sociale di ognuno di noi: dall’imprenditore al lavoratore, dalla banca all’amministratore pubblico (sia esso siciliano, calabrese, lombardo, veneto ecc.) dal docente di scuola e di università al cittadino.
Avere memoria significa avere consapevolezza, come insegna la storia recente della Sicilia che prova, anche con la cultura della legalità e della memoria, a rialzare la testa sin dalle generazioni più giovani. Uno sforzo che va sostenuto da un esercizio di coerenza da parte degli adulti e da chi è chiamato ad amministrare il bene comune.

“Sconzajuoco” era il nome della barca a vela di Libero Grassi: l’imprenditore che disse no al racket. I buoni esempi, cui far riferimento, esistono e Sconzajuoco 2.0 lo ricorda attraverso una serie di interviste.
Il film documentario è un progetto di Giada Li Calzi e regia di Francesco Polizzi con la Fondazione Progetto Legalità Onlus in memoria di Paolo Borselino e di tutte le altre vittime della mafia e l’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli.

Interventi in ordine di apparizione:
Roberto Scarpinato - Procuratore Generale - Caltanissetta
Pietro Grasso - Procuratore Nazionale Antimafia
Giovanbattista Tona - Giudice Corte di Appello - Caltanissetta
Antonio La Spina - Professore di Sociologia - Università di Palermo
Domenico Gozzo - Procuratore Aggiunto - Caltanissetta
Sergio Lari - Procuratore Capo - Caltanissetta
Pina Maisano Grassi - Vedova Libero Grassi, ucciso il 29 Agosto 1991
Giosuè Marino - Commissario straordinario antiracket antiusura
Enrico Colajanni - Presidente Ass.ne antiracket LiberoFuturo - Palermo
Alessandro Marangoni - Questore di Palermo 2009
Gen. Carlo Ricozzi - Comandante Prov.le Guardia di Finanza - Palermo  2009
Antonio Maruccia - Commissario straordinario Beni confiscati
Giuliano Turone - Magistrato - Milano
Alessandra Galli - Magistrato, figlia di Guido Galli, ucciso dal terrorismo
Nando dalla Chiesa - Docente di Sociologia della criminalità organizzata
Donato Masciandaro - Docente Economia dei mercati finanziari illegali
Gianni Barbacetto - Giornalista Il Fatto quotidiano
Alberto Meomartini - Presidente Assolombarda
Giuseppe Gennari - GIP - Tribunale di Milano
Gaetano Paci - Magistrato, Presidente Fondazione progetto legalità
Umberto Ambrosoli - Avvocato, figlio di Giorgio Ambrosoli, ucciso dalla mafia

Musica ("Iddu è mafiusu")
Alessandro Mancuso
Operatori video
Paolo Martelli
Antonio Macaluso
Massimiliano Caracappa
Fonico
Francesco De Marco


Sconzajuoco 2.0 - Parte Prima

Una visione riduttiva della mafia la fa identificare solo con personaggi come Badalamenti, Provenzano, Riina... ma se la mafia fosse costituita solo da questi personaggi, chiunque è in grado di capire che lo Stato italiano se ne sarebbe liberato da un secolo e mezzo. […] La mafia continua a essere così forte perché questi personaggi hanno goduto e godono di protezione. La mafia, infatti, è costituita anche da personaggi eccellenti, importanti, che fanno parte del gioco grande del potere.

Connivenza e complicità fanno parte della storia della mafia. Sino a quando il Parlamento e i consigli regionali continueranno a essere affollati da personaggi che sono stati condannati per mafia o per corruzione o che sono sotto processo non si potrà dire che abbiamo voltato pagina. Non si può pretendere dai governati un tasso di moralità superiore a quello dei governanti. I francesi dicono che i figli si educano non con le parole ma con gli esempi. Lo stesso vale per i governanti e i governati.

«Il gioco grande è l'espressione che Falcone utilizzò per indicare il gioco grande del potere del quale la mafia è stata un'importante protagonista».


Sconzajuoco 2.0 - Parte Seconda

La mafia non è solo un fenomeno palermitano, la mafia è una macchia che si espande anche al Nord.
Rompere il muro dell’omertà, insegnare ai ragazzi nelle scuole di tutta Italia cosa sia veramente un cittadino, consapevole dei propri diritti e dei propri doveri, che non deva chiedere favori a nessuno e perciò non deva sottostare al potere di ricatto del mafioso di turno. Ecco le armi più importanti nella lotta contro la mafia.

Giosuè Marino: «Venivamo da un periodo di grande chiusura, a Palermo non c'era mai stata un'associazione antiracket: le denunce erano irrisorie se non inesistenti. [...] Per la prima volta a Palermo c'era un richiamo di non subire la violenza e la necessità di mobilitarsi contro la violenza veniva dai cittadini».

Pina Grassi: «La paura di Libero cos'era? Libero aveva paura di perdere la libertà del suo lavoro».

Gianni Barbacetto: «Milano è la città in cui la mafia non esiste [...] Milano è preoccupata di dover ammettere che qui ci sono imprenditori mafiosi».

Giuseppe Gennari: «Quando vennero fatti più di 300 arresti (esponenti della 'ndrangheta) mi sarei aspettato, non da magistrato ma da cittadino, che le istituzioni locali saltassero sulla sedia. Invece... il silenzio più assoluto».


Sconzajuoco 2.0 - Parte Terza

La convenienza breve fa sì che inizi un percorso di autodistruzione. Un’economia che rinuncia ai meriti e ai talenti e da spazio ai gruppi più opachi è un’economia pronta a entrare in contatto con le organizzazioni mafiose.
Se la mafia tenta di infiltrarsi nel sociale è necessario che la società in toto respinga il mafioso e tutto quello che rappresenta.

Roberto Scarpinato: «La mafia non è un fungo malefico sorto per caso ma è un sottoprodotto di un modo di fare politica che dal 1860 a oggi ha condannato una parte importante di questo Paese al sottosviluppo».

Giovanbattista Tona: «Giorgio Ambrosoli, Libero Grassi... hanno avuto il merito di dimostrare che per contrastare l'illegalità basta fare quello che si è chiamati a fare».

Umberto Ambrosoli: «Ci sono persone che hanno una specifica responsabilità e a quelle persone noi cittadini dobbiamo mostrare tutto il nostro sostegno. [...] Voler giocare la partita, voler contribuire: questo è quello che dobbiamo fare».

Sconzajuoco (il nome della prima barca di Libero Grassi) vuol dire distruggere il gioco degli altri, scombinare, sparigliare… E un modo di dire: «non solo non è più come prima ma bisogna pensare in una maniera nuova».